ANTIMAFIA: URGE UNA RIFLESSIONE
Dopo l'arresto della paladina antimafia di Isola di Capo Rizzuto, seguito nei giorni successivi da quello della donna coraggio di San Luca, senza entrare nel merito dei processi che ne seguiranno, urge fare una riflessione seria ed approfondita su come combattere la mafia oggi. Questo arresto ha potenzialità distruttive enormi per la c.d. antimafia storica e segue altri arresti di tipo simile avvenuti sempre in Calabria nel 2011, come quello del giudice che partecipava ai convegni antimafia e che usava le escort fornite dalla 'ndrangheta. Numerose trasmissioni televisive stanno trattando tale argomento in modo eclatante, ma anche fuorviante. Il movimento antimafia deve analizzare innanzitutto come ciò sia potuto accadere e soprattutto agire di conseguenza. Partiamo dall'importanza della antimafia della società civile che, in questi anni, è stata utilissima per colpire le organizzazioni criminali in un punto: levare loro il consenso sociale di si cui nutrono. È la Sicilia soprattutto la regione che ne ha maggiormente beneficiato. Sull'onda dell'entusiasmo, quando sono venuti alla luce nuovi soggetti tra virgolette antimafia, questi sono stati accolti a braccia aperte e senza fare le verifiche necessarie sulla bontà delle intenzioni. Si accettava quindi con troppa facilità buonista i nuovi arrivati, magari perchè urlanti rappresentanti di questa, sempre tra virgolette, nuova forma di antimafia. Il passo successivo è stato quello di trasformarli in testimoni paladini al nord. Arrivando, sigh, a consegnare loro premi prestigiosi. Una nuova antimafia che potrebbe essere stata favorita e creata ad hoc con uno scopo: distruggere il movimento antimafia, quello storico e radicato da decine di anni che ha contribuito a danneggiare fortemente, da un punto di vista sociale ed economico, le mafie. Delegittimare il vero movimento antimafia. Questa tesi al momento non è provata, ma ci sono numerosi segnali, anche mediatici, che vanno in quella direzione. In primis le trasmissioni televisive che intervistano sulla nuova antimafia collusa, parenti di mafiosi che rilasciano dichiarazioni. C'è quindi chi mira a far passare il messaggio che l'antimafia vera e la mafia sono la stessa cosa. Questa confusione è molto grave e non va in alcun modo sottovalutata. Le mafie in passato hanno già tenuto comportamenti simili nei confronti dei collaboratori di giustizia e sono molto abili nello sfruttare il c.d. fuoco amico, proveniente da gruppuscoli pseudo antimafiosi, contro chi realmente combatte la mafia quotidianamente con i fatti, le analisi e le denuncie senza ovviamente sostituirsi alle autorità competenti. Occorre riflettere con attenzione rispedendo al mittente tali comportamenti intrusivi delle forze mafiose nell'antimafia da un lato e dall'altro guardandosi da chi oggi predica l'antimafia delle parole in modo soprattutto mediatico ed è spuntato dal nulla.
Tale scritto ha prodotto un comunicato stampa.
Dopo l'arresto della paladina antimafia di Isola di Capo Rizzuto, seguito nei giorni successivi da quello della donna coraggio di San Luca, senza entrare nel merito dei processi che ne seguiranno, urge fare una riflessione seria ed approfondita su come combattere la mafia oggi. Questo arresto ha potenzialità distruttive enormi per la c.d. antimafia storica e segue altri arresti di tipo simile avvenuti sempre in Calabria nel 2011, come quello del giudice che partecipava ai convegni antimafia e che usava le escort fornite dalla 'ndrangheta. Numerose trasmissioni televisive stanno trattando tale argomento in modo eclatante, ma anche fuorviante. Il movimento antimafia deve analizzare innanzitutto come ciò sia potuto accadere e soprattutto agire di conseguenza. Partiamo dall'importanza della antimafia della società civile che, in questi anni, è stata utilissima per colpire le organizzazioni criminali in un punto: levare loro il consenso sociale di si cui nutrono. È la Sicilia soprattutto la regione che ne ha maggiormente beneficiato. Sull'onda dell'entusiasmo, quando sono venuti alla luce nuovi soggetti tra virgolette antimafia, questi sono stati accolti a braccia aperte e senza fare le verifiche necessarie sulla bontà delle intenzioni. Si accettava quindi con troppa facilità buonista i nuovi arrivati, magari perchè urlanti rappresentanti di questa, sempre tra virgolette, nuova forma di antimafia. Il passo successivo è stato quello di trasformarli in testimoni paladini al nord. Arrivando, sigh, a consegnare loro premi prestigiosi. Una nuova antimafia che potrebbe essere stata favorita e creata ad hoc con uno scopo: distruggere il movimento antimafia, quello storico e radicato da decine di anni che ha contribuito a danneggiare fortemente, da un punto di vista sociale ed economico, le mafie. Delegittimare il vero movimento antimafia. Questa tesi al momento non è provata, ma ci sono numerosi segnali, anche mediatici, che vanno in quella direzione. In primis le trasmissioni televisive che intervistano sulla nuova antimafia collusa, parenti di mafiosi che rilasciano dichiarazioni. C'è quindi chi mira a far passare il messaggio che l'antimafia vera e la mafia sono la stessa cosa. Questa confusione è molto grave e non va in alcun modo sottovalutata. Le mafie in passato hanno già tenuto comportamenti simili nei confronti dei collaboratori di giustizia e sono molto abili nello sfruttare il c.d. fuoco amico, proveniente da gruppuscoli pseudo antimafiosi, contro chi realmente combatte la mafia quotidianamente con i fatti, le analisi e le denuncie senza ovviamente sostituirsi alle autorità competenti. Occorre riflettere con attenzione rispedendo al mittente tali comportamenti intrusivi delle forze mafiose nell'antimafia da un lato e dall'altro guardandosi da chi oggi predica l'antimafia delle parole in modo soprattutto mediatico ed è spuntato dal nulla.
Tale scritto ha prodotto un comunicato stampa.
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