RIFLESSIONE


Urge una riflessione seria in un momento difficile nei rapporti tra poliziotti e cittadini.  Chi scrive, come chi mi segue da tempo sicuramente sa, si sente sbirro dentro. Uno sbirro democratico. Uno che non capisce e non approva gli applausi ai condannati per il caso Aldrovandi.  Uno che conosce molto bene le difficoltà di chi fa parte delle forze dell'ordine oggi, della cosiddetta truppa, della base. Stipendi bassi. Età alta, troppo alta per fermare dei ventenni che a volte vogliono menare le mani con una eccessiva facilità. Uno che ieri è rimasto schifato dalla maglietta &Speziale libero& indossata da un capo tifoso napoletano.  Il poliziotto Filippo Raciti era un mio coetaneo, nato come me a Catania,  morto a 40 anni. Uno che riceveva gli sputi alle manifestazioni.  La maglietta ed i comportamenti di ieri mi portano rabbia. Rabbia dentro. Per questo troverò il modo degno di ricordare Filippo Raciti, anche e soprattutto nel mio nuovo ruolo di assessore regionale siciliano. Però non mi voglio nemmeno dimenticare degli altri martiri, in particolare di uno meno citato e mi riferisco sempre per Catania all'ispettore Giovanni Lizzio,  ucciso dalla mafia il 28 luglio 1992. Quest'anno voglio ricordarlo. Uno che non dimentica sono. Il loro sangue non è stato versato inutilmente.

Commenti

  1. condivido Salvo.Per cambiare veramente e' necessario ricordare e rispettare i valori di quanti hanno volontariamente, professionslmente o innocentemente coinvolti, dato la peopria vita. Si costruisce con memoria e rispetto, anche sommando la rabbia di essere ancora troppo indietro. LA VERGOGNA DI QUANTO ACCADUTO IERI CE LA PORTIAMO DIETRO DA TEMPO, MA LA COLPA NON PUO' ANDARE SOLO AL PASSATO. CI VOGLIONO SCELTE IMMEDIATE.....

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