RIVOLUZIONE SILENZIOSA ISLANDESE? FORSE

ISLANDA

A dire il vero sono sempre stato abbastanza disinteressato all'Islanda. I miei ricordi relativi a questo paese sono perlopiù musicali e collegati alla cantante Byork ed al leader dei Blur Damon Albarn che sceglieva tale isola per la vacanze. L'ho comunque sempre vista come un'isola felice efficiente e priva di problemi, con la pesca quale attività principale. Passano gli anni ed un fatto mi risveglia dal torpore. La crisi finanziaria azzera l'Islanda. Inebriata dalla sirena del liberismo finisce in una enorme bolla speculativa. Da paese pescatore a paese speculatore. I prodotti finanziari erano diventati il pane quotidiano in una società tecnologica. All'inizio per i circa 300.000 abitanti divisi su 100.000 kmq, un terzo dell'Italia le cose andavano bene ed il liberismo perfetto sembrava funzionare. Tutto era iniziato nel 2003 con la privatizzazione delle tre banche presenti sull'isola. Iniziano ad attirare gli investimenti esteri con la tecnica dei conti on line privi di spese e con tassi alti. Dall'Olanda e dalla Gran Bretagna arrivano i primi soldi. Crescono gli investimenti ed al contempo cresce il debito verso l'estero che arriva ad essere pari al 900% del pil nel 2007. La crisi mondiale arriva nel 2008. Il sistema va in tilt. Al governo c'è una sorta di alleanza destra liberale e sinistra socialdemocratica. Il governo cade. Al potere va una maggioranza socialdemocratica alleata alla sinistra che prova a gestire la situazione trattando un credito con il fondo monetario internazionale. Sono previste lacrime e sangue islandesi, ma il dio denaro richiede tale tributo. Accade però qualcosa di straordinario. Il Presidente della Repubblica non firma la legge in quanto ritiene sbagliato far ricadere sui cittadini gli errori dei politici e dei banchieri. La legge viene sottoposta a referendum e il 93% dei cittadini la pensa come il Presidente. Il governo si adegua. Le banche vengono nazionalizzate. La carta costituzionale viene riscritta con l'intervento diretto dei cittadini tramite un utilizzo intensivo di internet. Il fondo monetario osserva ma emana comunque un prestito. Vengono emessi mandati di cattura interpol per i banchieri che nel frattempo fuggono. I debiti non vengono pagati. L'economia rinasce. L'Islanda non fallisce. Un secondo referendum sul debito ottiene lo stesso risultato del primo. I numeri economici ora sono buoni. Siamo di fronte ad una vera rivoluzione democratica di cui si parla poco. È un modello esportabile? Dal punto di vista dei principi supremi si. Dal punto di vista strettamente economico solo in parte in quanto l'Islanda è un paese piccolo e la sua esposizione debitoria era alta per gli islandesi ma bassa in assoluto. Ma la lezione che viene dall'Islanda è sui principi importantissima perché stabilisce che chi sbaglia, ossia i banchieri, paga. E soprattutto dimostra in modo inequivocabile che il liberismo non funziona ed il libero mercato se non viene corretto non è in grado di autoregolarsi. Quindi non ci resta che dire: viva l'islanda ed i suoi abitanti.

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