Mazzette e manette

PIOVON MAZZETTE NELLA TERRA DI MEZZO

Il 6 aprile 2009 un tremor terroso sconquassoso ha portato nella terra di mezzo l'oscura falce calcestruzzosa et scadente portatrice di dolore. Cadon castelli ed ostelli. Regna la polvere. Nel frattempo bipedi umanoidi sconcertanti, parlano alla cornucopia di affari conseguenti. Il cielo si annebbia ed in altre parti del regno le pulzelle starlette precarie si trasformano in mazzette automassaggianti odoranti di pecunia non olet. Mazzette cadono a scroscio. Carte odoranti di pecunia pure. Vercelli, Milano, Bologna, Firenze ricevon tale pioggia. Sorgon come funghi fattorie inneggianti alla beltà. Grandi torri son da costruire e gran lavoro tocca alle pulzelle schiave degli umanoidi. La plebe intanto soffre. Le torri lentamente salgono, salgono. Toccano quasi il cielo noncuranti della divin offesa. Si costruiscon ponti. Ponti su ponti, lunghi et corti. In attesa di altri tremor a cui brindar. Anche le alluvioni possono bastar. Per allungar il brodo dell'arraffar tutto va ben. La telepallavetrante tace. L'intervetro viaggia grazie alle libere merlinesche magiche virtù. Ed i doccioni stanno a guardare silenziosi, ma preoccupati. Una parte della plebe invidia i potenti. Un'altra impugna i forconi. I cavalieri precari in mancanza di cavallo non riescon ad occuparsi delle pulzelle. La carestia goticamente incombe. Le tenebre avanzano. La luce è assente. Intanto le torri raggiungono il cielo. Il cielo urla di dolore. Il dolore viaggia. Qualcosa si muove. I doccioni schiudon gli occhi. Dall'alto si sveglia dal torpore il cavaliere alato John, portatore di luce blues, che chiama a raccolta i doccioni con la striscia rossa su per i lati. Al posto delle mazzette piovon manette. Manette in vil ferro, non in pezza come quelle usate dagli umanoidi nei giochi con le pulzelle massaggianti. Manette dolorose. Continua la pioggia. Continuano i doccioni a volar. Inizia una guerra. La guerra dei cento saponi. Guerra lunga. Guerra santa. La luce aumenta. John perdona per necessità le pulzelle ridandogli la vergintà perduta e condanna i bipedi sconcertanti all'eterno errar nelle terre di mezzo abruzzesi con i forconi a punzecchiar le deretane mele maleodoranti di vil pecunia. E cosi sia. Amen.

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