In Italia ed in altri paesi tra cui possiamo annoverare la Francia, esiste una questione importante.
La questione salariale.
Gli stipendi, le pensioni delle persone assolutamente non adeguati alla vita reale.
Premesso che non sono un fan dello strumento del reddito di cittadinanza, in quanto avrei affrontato la questione in modo diverso cogliendo l'occasione per riformare radicamente il welfare, non nego di esser rimasto esterrefatto quando il siffatto strumento è stato contestato perchè il suo importo sarebbe solo di 50 euro superiore allo stipendio base.
Bisogna dire con chiarezza che se lo stipendio base nel nostro Paese è intorno ai 900 euro, siamo un Paese senza futuro alcuno.
Gli affitti costano. Le case costano. I mezzi con cui ci si sposta costano.
Quando gli stipendi o gli emolumenti sono alti è vero che la vita costa di più, ma il benessere è maggiore. Basti pensare alla Svizzera, alla Finlandia, all'Austria.
Siamo di fronte quindi ad una questione salariale. Questione non facilmente risolvibile ma che va posta.
La questione salariale va affrontata parallelamente con la questione benessere e con la questione welfare.
E bisogna essere pure chiari che lo strumento migliore per affrontare la questione non è la confederale Unione Europea che non appare in grado di gestire in modo veloce le questioni, ma il più snello modello federale degli Stati Uniti d'Europa.
E dobbiamo agire in fretta, perché non mi stancherò mai di ripetere che quando la democrazia non produce benessere i totalitarismi sono dietro l'angolo.
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