IL CLIENTE E LA PROSTITUTA

Il cliente e la prostituta
Sono li.
Sono li per voi.
Al caldo, al freddo, con la pioggia.
Con le mie gambe lunghe, il mio sorriso di plastica.
Per una vita migliore.
Sono giovane, a volte minorenne, truccata e disponibile (sigh!).
Ho chi mi protegge purtroppo.
Sono la vostra Dea, per dieci minuti.
Piaccio ai ricchi ed ai poveri.
Ai dirigenti ed agli operai.
Ai preti ed ai politici.
Ai calciatori ed ai muratori.
Sono un esempio di democrazia.
Sono spesso sotto casa vostra.
Sono criticata ma di nascosto amata.
Spesso sfruttata.
Sono una prostituta.
E voi cari clienti... i miei riduttori in schiavitù.

Sono una persona normale.
Amo rischiare.
Tengo famiglia e spesso dei figli... ma ho una voglia.
E' come una droga di cui non posso fare a meno.
La mente è sempre li.
Un chiodo fisso.
Guido piano tenendo la destra .
A volte me ne innamoro... solo dieci minuti.
Pubblicamente deploro.
Torno sempre a casa.
Domani è un altro giorno.
A volte me ne pento ma poi trovo sempre una giustificazione, d'altronde, penso: è sempre il mestiere più antico del mondo.
Sono il cliente... grazie a me esistete. Siete le mie schiave.


Questi sono i due protagonisti di una triste storia: la più antica, la quale ci invita a riflettere e ad affrontare la questione prostituzione in modo serio e ragionato. Troppo spesso lo si considera un problema minore da un lato e di fastidio visivo dall'altro. Dietro tale fenomeno si nasconde un problema antico e moderno al tempo stesso: la riduzione in schiavitù di ragazze giovani non consenzienti. I numeri sono purtroppo impressionanti e si stima che l'otto - dieci per cento della popolazione maschile va con le prostitute. Non voglio assolutamente fare il moralista e non intendo entrare nel merito di un' eventuale riapertura delle case chiuse o della creazione di cooperative, ma lo sfruttamento di queste povere ragazze no, non è accettabile in alcun modo. È bene essere chiari: chi ci va, partecipa alla loro riduzione in schiavitù, partecipa al finanziamento delle organizzazioni criminali. Le donne sfruttate provengono per lo più dalla Romania, Ucraina, Albania, paesi del sudamerica, Cina, Nigeria ed Italia. Esistono inoltre numerose case chiuse, alcune delle quali gestite dai cinesi. Di fronte a tale fenomeno che si può fare? Intanto mi accontenterei che cali il numero dei clienti, mi rendo conto che forse è improbabile ma bisogna essere politicamente scorretti ed iniziare a considerare i clienti per quello che sono: collaboratori di criminali.

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