CENTENARIO TRISTE
Ci sono ricorrenze che preferirei non ricordare. Non si tratta di ricordi piacevoli, ovviamente, ma di ricordi storici che persino in un paese non dotato di troppa memoria, come l'Italia, occorre però rammentare. Mi riferisco alla prima guerra mondiale, che in realtà è stata la seconda, dopo la guerra dei sette anni (1756/1763), che ha preso anche il nome di grande guerra.
I primi anni del novecento sono anni di fibrillazione, liberale, economica e costituzionale con forti confronti tra paesi che si armano. Nell'area balcanica si assiste ad un Bienno 12/13 di scontri militari durissimi in cui le potenze si confrontano, si misurano.
Il 28 giugno del 1914 avviene l'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando erede del trono d'Asburgo mentre è in visita con la moglie a Sarajevo. Una scintilla in un mondo in fibrillazione ed il 28 luglio l'Austria dichiara guerra alla Serbia.
Nel giro di pochi mesi il mondo si divide in due: da una parte gli imperi centrali di Austria-Ungheria, Germania ai quali si aggiungeranno l'impero Ottomano e la Bulgaria; dall'altra la Francia, la Serbia, l'impero Britannico, l'impero Russo fino al 1917, l'Italia dal 1915, gli Stati Uniti dal 1917, l'impero del Giappone, la Romania e la Grecia.
Oltre 4 anni di guerra. Oltre 16 milioni di morti. L'uso del gas, degli aerei e dei primi carri armati.
Una guerra che da movimento si trasforma in trincea. Intere generazioni di giovani mandati ad un martirio di cui ad oggi è ignota l'utilità. Gli imperi centrali perdono, ma l'instabilità successiva porterà ad una serie di problemi, che dopo la parentesi tutto sommato felice dei ruggenti anni venti, causerà la seconda guerra mondiale. Migliaia di disertori.
Una guerra che va studiata e ristudiata. Una guerra triste che ha fatto arretrare l'umanità, in cui i soldati erano carne da macello. Una guerra retorica. La vita in trincea di cui sono ancora vivi i ricordi portava le persone ad obbedire, avanzare e morire. Follia.
Una guerra che in molti casi ha portato ai totalitarismi ed alle dittature, spazzando le fragili democrazie.
Oggi noi tutti dobbiamo imparare la lezione, scansando la guerra. Ricordarla per non farla mai più. Non subirne il fascino perverso, in quanto la guerra non ha fascino. Non evocarla mai di fronte a crisi tipo quelle dell'Ucraina, in quanto non vorrei che evocarla finisse con il causarla.
Oggi noi tutti dobbiamo essere riconoscenti all'Europa che almeno una cosa c'è l'ha donata: la pace.
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